giovedì 11 luglio 2013

La vita fa schifo e whatever


La vita fa schifo e whatever. E per celebrare questa verità il mio amico Umberto e io abbiam scritto un manualetto che dovrebbe parlare di lavoro e di come trovarlo, in realtà parla più che altro di depressione post coitum, sex pistols, il pupazzo uan, anni '90 e abuso di televisione. Lo vendiamo in formato ebook qui e come direbbe un promoter di sorgenia che cerca di venderti il contratto gas, COSTA MENO DI UN CAFFE', SIGNORA!


E se il titolo ammiccante ancora non vi ha conquistato, questo è l'incipit


"Regola fondamentale della convivenza civile: “Non chiedere mai a un trentenne che cosa fa nella vita, né che cosa vuol fare”. Succedono cose brutte se si fa questa domanda. È come dire al tipo barra tipa con cui stai uscendo per la prima volta che sei innamorato di lei barra lui. Succede un casino e la serata diventa imbarazzantissima per entrambi. Quando fai la Domanda a qualcuno, lo obblighi a mentire. Gli fai venire in mente cose orrende. Esempio: sei a casa di amici, vi state bevendo una cosa e la serata prevede divano, televisione, stronzate e pensieri dignitosamente azzerati. C’è un tipo nuovo che non conosci. In un momento di silenzio passi in rassegna le domande che si fanno quando non si sa che domande fare, tipo chiedere che tempo farà domani, ma alla fine ti esce questa:
“E tu che cosa fai nella vita?” 
Scende un silenzio freddissimo. Poi lui risponderà qualcosa del genere:

  • “Eh”/ “Mah”
  • “Ho dei progetti”
  • “Sto in un posto ma non è una cosa definitiva”
  • “Sono a un bivio. Sono indeciso fra un posto a Pinerolo o emigrare in Sudafrica”
  • “Voglio fare l’astronauta / lo scrittore / il guardaparchi”
  • “Intendi dire che cosa farò domani?”
  • “Mi sto muovendo in alcune direzioni”
  • “Hai letto sul Fatto? C’era un articolo interessantissimo su...”


Può perfino capitare che faccia finta di rispondere al telefono, dica “Oh mio dio, ma è grave?” e poi scappi via. Comunque è del tutto evidente che nessuna delle possibili risposte rappresenta quello che davvero sta pensando mentre risponde. Ecco cosa succede. Si sente accusato. Perché lui o lei in questo momento sta:

  • Facendo un cazzo di stage di sei mesi più due non pagato oppure uno stage di tre mesi pieno di trasferte   che si paga da solo
  • Risponde al telefono e dice ogni trenta secondi “Buongiorno, sono Poldo, come posso aiutarla?”
  • Non fa niente di niente e sta in casa tutto il giorno inventandosi hobby inverosimili
  • Sta facendo un lavoro fighissimo ma lo pagano da cani e il contratto gli scade fra tre giorni e lo lasceranno a casa con una scusa a caso
Troppo lavoro soldi zero, soldi zero lavoro zero, oppure, nel caso di famiglia ricca, tanti soldi in assenza di lavoro (con conseguenti sensi di colpa, a meno che non sia un coglione completo). O perfino lavoro accettabile e soldi decenti, ma per motivi del tutto inverosimili vorrebbe soltanto essere altrove e medita di mettersi a fare il contadino. Soddisfazioni niente, va da sé. Autostima a zero. Irritazione a mille. Palle che girano vorticosamente. Non è da escludere che la notte sogni ricorrentemente di uccidere il suo capo/ uccidere il suo computer/ uccidersi da solo. Non appena sente la Domanda, ha la certezza insopportabile che, anche se non sa nulla di quello che tu fai, sicuramente è messo peggio di te. Tutti motivi per cui l’unica risposta sincera che potrebbe dare è: “Fatti i cazzi tuoi e vaffanculo”.
Poi diventerà triste. La cosa peggiore è che anche tu nel momento in cui fai la Domanda Fondamentale diventi triste. È una domanda pericolosissima e se ne tira dietro altre mille:
  • Sei sicuro di ricordarti di tutti i lavori che hai fatto?
  • Se ti chiedessero di dire che lavoro facevi diciotto mesi fa senza lasciarti il tempo di
    pensare, sapresti rispondere?
  • È normale che per te la “casa” sia solo una camera lercia che nemmeno nei film con gli
    studenti fattoni?
  • Sei proprio sicuro di farcela con l’affitto senza chiedere nulla ai tuoi genitori?
  • È sano vivere ancora a casa dei tuoi?
  • Che cosa facevano loro alla tua età? (probabilmente iniziavano a preoccuparsi nel vederti tornare troppo tardi il sabato sera)
    Che cosa diavolo è il futuro?
Chiedere a qualcuno che cosa sta facendo e che cosa vuol fare è come dichiarare che gli hai trovato della pornografia infantile sul computer. Il fatto è che le generazioni precedenti erano così fissate col progresso e col benessere che ci hanno lasciato in eredità il dovere morale di essere strafelici. Le generazioni precedenti erano anche fissate col fatto che il lavoro è l’unico modo verosimile per diventare felici. Ora siamo tutti qui a cercare come degli invasati il lavoro che una volta che lo hai iniziato ci pensi e dici “Oh, sono felice”. Nel frattempo, ce ne basterebbe uno di cui non doverci vergognare. E nel frattempo che cerchiamo un lavoro di cui non doverci vergognare, ci basterebbe averne uno. Uno qualsiasi."

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