Fringe è finito. E io tiro un sospiro
di sollievo. Nell'universo parallelo in cui vivo,
costituito solo da un divano e uno schermo da 13 pollici, non ho mai
avuto una relazione così altalenante come quella che ho avuto con
questa serie. È andata più o meno così:
vedo il pilota e urlo al capolavoro - vedo metà della prima stagione e
voglio tagliarmi le vene dalla noia - passano anni - pare che la serie sia entrata a far
parte del genere “no mai poi diventa bello” - e allora la riprendo - mi faccio due palle con dei filler che
manco i polizieschi di italia uno del mattino negli anni '90 - poi all'improvviso tutto diventa
fighissimo - poi di nuovo noioso - poi di nuovo fighissimo - e poi finisce
E tra l'altro finisce con dei plot hole
e incasinamenti temporali che manco Moffat con l'undicesimo dottore e
River Song*.
Quindi, in linea con la confusione della serie, visto che non so dire
se alla fine è bella o brutta, ma forse è solo un grande BOH,
faccio un elenco casuale delle cose che di Fringe non dimenticherò
mai. A metterle insieme con sotto due giri di chitarra ci potete
costruire una canzone di Vasco Brondi.
I capelli mosci di Olivia: partiamo dal
peggio. Perché ti puoi pure sprecare per fare degli effetti speciali
decenti, creare un universo parallelo coi dirigibili, scritturare
Pacey, però se poi non chiami un parrucchiere decente per la
protagonista, allora tutta la baracca rischia di crollare da un
momento all'altro.
L'universo parallelo coi dirigibili:
sì, sì, e ancora sì. Perché il rischio “na specie di x-files”
era dietro l'angolo e allora Fringe ha abbracciato la fantascienza e
ha tirato fuori gli universi paralleli. Coi dirigibili. Di nuovo sì.
Pacey: da vivace testa calda di
Capeside*
a cazzuto consulente dell'FBI, piccolo genio, figlio d'arte, love
interest. Lui sì che ha sempre avuto dei bei capelli.
I vermoni: in ogni fottuto filler,
quindi in sostanza l'80 per cento della serie, il problema era un
vermone. Li abbiamo visti fuoriuscire dalle bocche, far scoppiare
stomaci, attaccare ignare comparse non parlanti. L'inizio di puntata
classico era di solito un povero sfigato che sentendosi poco bene si
guardava allo specchio e notava insoliti movimenti intestinali. E tu
spettatore ti ritrovavi a pensare: no, un altro vermone no.
I vermoni: nell'ultimo episodio, i
nostri utilizzano i vermoni per far fuori un po' di Osservatori. Ho
apprezzato che il protagonista morale di questa serie sia stato
riutilizzato in un ruolo chiave anche nel series finale.
Gli Osservatori: grosso win per i
pelatoni incravattati, da mistero misterioso di numerose stagioni a
super cattivoni del finale.
La quinta stagione: mandando affanculo
il concetto su cui si fonda la serie (filler e vermoni), Fringe fa un
salto in avanti di 20 anni e trasforma l'ultima stagione in un grosso
finalone di 13 episodi in modalità futuro post-apocalittico.
La quinta stagione: bello eh, però ci
sono un botto di cose delle stagioni precedenti che non son state
spiegate. Tipo i Primi Uomini, chi minkia è Sam Weiss, perché
Broyles e Nina Sharp hanno limonato (brrrr). Urlando un grosso chissenefotte Fringe lascia perdere e ci regala una stagione
(quasi) priva di filler e (quasi) piena di azione.
Vincono i sentimenti: nell'ultima
puntata Walter si sacrifica e accompagna baby osservatore nel futuro,
per farlo vedere ai big osservatori e far loro capire che non devono
diventare per forza degli stronzi. In questo modo gli osservatori mai
andranno in avanscoperta nel passato ai tempi di Peter bambino,
quindi September non potrà mai salvargli la vita, quindi allora come
cazzo è possibile la scena finale Peter, Olivia e bimbetta al parco
felici? Però vincono i sentimenti eh.
Astrid e la mucca: non ho commenti
particolari.
Ciao Fringe, ce la siamo vista.
*Per
chi non sapesse di cosa sto parlano (shame on you, guys):
praticamente il Dottore incontra per la prima volta River Song poco
prima che lei muoia, ma per lei invece quella è l'ultima volta.
Quindi in sostanza, a ogni incontro successivo in giro per
l'universo lei ringiovanisce e lui invecchia. Na roba così.
Comunque non si capisce mai a che punto stanno.
*Anche
perché considerati gli universi rosso e normale (blu? Non ricordo)
presenti nella serie uno si poteva pure confondere.
*Cit.
da Zero Calcare, in una striscia che non riesco a trovare.
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